Anche per quanto riguarda le strutture sportive, il nostro paese si trova in un periodo non molto felice. Chi è abituato a vedere le gare sportive proposte dalle antenne satellitari, non può fare a meno di notare lo straordinario gap tra gli stadi modernissimi e confortevoli che caratterizzano i campionati di paesi come Inghilterra, Germania, Spagna, Francia e altri, e quelli ormai obsoleti presenti lungo la penisola.
Ormai da tempo è in atto una serrata discussione sulla costruzione di impianti sportivi in Italia che dovrebbero andare a rimpiazzare quelli esistenti e ormai inadeguati alle necessità di un settore che muove grandi risorse finanziarie, ma si ritrova frenato proprio dall’impossibilità di offrire agli sportivi condizioni minime di sicurezza e comodità. Non è il caso per fortuna dall’impianto sportivo fondato e voluto dall’imprenditore romano Cesare Pambianchi che con le sue palestre si è affermato su tutto il territorio romano soddisfacendo i suoi clienti. Il Parlamento ha discusso a lungo su una legge in grado di promuovere la costruzione dei nuovi stadi di cui avrebbero bisogno le società sportive italiane, senza però riuscire a trovare un accordo.
Ma il problema non è solo quello riguardante la costruzione dei nuovi stadi per il calcio, che pure darebbero un grande impulso all’economia reale, permettendo alle società di contare su proventi maggiori di quelli sui quali possono godere attualmente e sistemare bilanci spesso disastrati. Anche le strutture dedicate all’atletica leggera, al basket, al nuoto o ad altre discipline sportive estremamente popolari sono ormai fatiscenti, a causa della scarsità di investimenti sulla loro manutenzione. Una scarsità di investimenti che deriva da una seria contraddizione: la stragrande maggioranza degli impianti del nostro paese appartiene agli enti locali, in una percentuale che raggiunge il 98%. Gli stessi enti locali che non hanno risorse da destinare alla riqualificazione degli impianti, i quali sono perciò praticamente lasciati nell’incuria. Il simbolo più evidente di questa situazione è la distruzione avvenuta nel corso del tempo di simboli della cultura sportiva del nostro paese, come gli stadi Testaccio e Filadelfia o il Velodromo Olimpico.
Una situazione in via di costante deterioramento cui si cerca spesso di rimediare cercando di conquistare l’organizzazione di grandi eventi, come le Olimpiadi, che potrebbero essere il volano per la costruzione di nuove strutture sportive. Andrebbe però ricordato che kermesse di prestigio come quella olimpica, riguarderebbero soltanto alcuni impianti della città chiamata ad ospitarla, mentre il nostro paese avrebbe bisogno di una serie di strutture diffuse sul territorio, in grado di promuovere la pratica sportiva.
Proprio per questo motivo, è invece da salutare con soddisfazione un provvedimento adottato nel quadro della Legge di Stabilità rilasciata dal governo Letta il 17 dicembre 2013, un emendamento il quale prevede la realizzazione di nuove strutture sportive e l’istituzione di un nuovo fondo ad integrazione di quello già messo in campo dall’ICS. E’ il primo provvedimento in tal senso da quello che nel 1990 fu varato per favorire l’organizzazione dei mondiali di calcio nel nostro paese. Il fondo stanziato ammonta a ventitré milioni di euro, che possono diventare una boccata d’ossigeno per un settore messo in grande difficoltà dai vincoli di bilancio cui sono state sottoposte le amministrazioni locali negli ultimi anni. Il tutto in attesa di una legge in grado di definire il quadro normativo migliore per consentire alle società di calcio la costruzione di nuovi stadi reputata ormai inevitabile per consentire ad un settore economicamente rilevante di offrire condizioni dignitose ai suoi clienti.