Oggi i consumatori ricercano quotidianamente beni e servizi online, più precisamente sui motori di ricerca, ovvero su Google. L’80% circa di tutte le ricerche effettuate sul web utilizza il motore di ricerca di Mountain View, contro un 20% diviso tra tutti gli altri competitors (Bing, Yahoo, Baidu, ecc.).
Questa percentuale aumenta fino al 90% quando si considerano i dati delle sole ricerche da smartphone.
Dagli ultimi dati forniti dagli stessi colossi della rete, si effettuano oltre 5 miliardi di ricerche ogni giorno (3.5 miliardi solo su Google con una media di circa 40 mila ricerche al secondo) ed esistono quasi 2 miliardi di siti web attivi.
Date queste premesse, diventa chiaro che oggi ogni attività imprenditoriale, sia essa un’azienda, un negozio o un freelance, che voglia trovare clienti online debba avere un sito web.
I consumatori consultano i motori di ricerca quotidianamente per cercare informazioni, prodotti, recensioni, opinioni, confrontare prezzi e sono sempre meno sprovveduti e più consapevoli del potenziale della rete.
Non comparire in prima pagina, o comunque tra i primi risultati di ricerca, significa oggi praticamente essere trasparenti per gli utenti. Sono molto pochi, infatti, i consumatori che vanno oltre i primi 10 risultati, consultando anche la seconda pagina.
Ma come si fa ad uscire tra i primi 10 risultati di Google?
Google ha l’immenso potere di decidere se e come mostrare un sito web tra i primi risultati e dunque renderlo visibile agli utenti, in base ad algoritmi complessi e segretissimi.
Fortunatamente, però, ha reso noti alcuni dei principali fattori di ranking (tutti sono oltre 200!), ovvero i parametri che prende in considerazione per i suoi calcoli.
È ormai certo che ad influenzare la scelta di Google ci siano fattori riguardanti la struttura del sito web, la qualità dei contenuti in esso presenti e l’autorevolezza del marchio. Ma vediamo le tre tipologie di fattori nel dettaglio per poter ottimizzare un sito web e migliorare l’indicizzazione organica.
La struttura del sito web deve essere tale da consentire a Google di navigarlo agevolmente per poter indicizzare (ovvero inserire nel suo database) tutte le sue pagine nel modo corretto, “capendo” di cosa si parla in ciascuna pagina e quali sono i prodotti e servizi offerti, in modo da poterle presentare tra i risultati insieme a quelle di siti che offrono informazioni, prodotti e servizi simili e dunque pertinenti con la ricerca effettuata.
Per raggiungere questo scopo, bisogna formattare il codice sorgente secondo criteri specifici, in modo che il motore riconosca il nome del sito, il titolo di ciascuna pagina, distingua le porzioni di testo dalla parte multimediale (immagini, foto e video).
Va curata la formattazione dei testi, strutturati in titoli e sottotitoli, paragrafi, elenchi puntati e tutti gli elementi necessari a suddividere il contenuto in porzioni chiare e definite, di senso compiuto per l’utente e per il motore di ricerca.
Dunque, per uscire tra i primi risultati di Google bisogna avere un sito web professionale, curato nella grafica, nel layout dei suoi elementi, che sia facilmente navigabile.
Inoltre, un sito web ben progettato, oggi deve obbligatoriamente essere responsive, ovvero deve adattarsi a qualsiasi dimensione di schermo, da quelli più piccoli degli smartphone ai più grandi delle smart TV.
Un’ottima struttura, però, non basta. Bisogna avere anche contenuti aggiornati e di qualità, che rispondano ai bisogni informativi dell’utente.
Quest’ultimo, infatti, dopo aver cliccato su un risultato di ricerca, sceglie di restare o meno sulla pagina nei primi 10 secondi di visita (a volte anche meno) quindi la prima impressione non è importante, ma fondamentale.
Il bounce rate, ovvero la percentuale di rimbalzo, il tempo di permanenza sulla pagina, il numero di pagine visitate, il numero di azioni effettuate sulla pagina (click, visualizzazione di immagini o video, compilazione di form di contatto) sono solo alcuni dei fattori considerati dall’algoritmo di Google per capire se il contenuto della pagina web visitata dall’utente è di suo interesse o meno.
Se l’utente, dopo pochi secondi, si rende conto di non aver trovato ciò che stava cercando, uscirà dal sito senza compiere alcuna azione e il motore di ricerca valuterà quella pagina come un risultato non pertinente per la ricerca effettuata, tendendo a mostrarlo sempre meno o a non mostrarlo più per quella query di ricerca. Bisogna, dunque, dare estrema importanza alla progettazione dell’interfaccia utente, creare pagine pulite nelle forme, ben disegnate, con menu di navigazione chiari, link e call to action bene in evidenza.
Google, inoltre, valuta la notorietà e l’autorevolezza del sito web per valutare se mostrarlo tra i primi risultati. Come fa a valutare l’autorevolezza non è stato del tutto svelato, pertanto non ci sono regole ben definite da seguire ma sicuramente sono valutate le recensioni, i link verso il sito (quantità e soprattutto qualità dei siti da cui tali link provengono) e le menzioni del sito web o del brand che il sito rappresenta, quali ad esempio le citazioni (anche senza link) che ha il marchio online.
Com’è ben intuibile da quanto detto finora, l’ottimizzazione per i motori di ricerca (in inglese SEO – Search Engine Optimization) è una materia vasta, complessa e in costante aggiornamento, dato che gli algoritmi di Google cambiano frequentemente e con essi i fattori di ranking in base ai quali un sito è visualizzato prima di un altro in SERP, ovvero nella pagina nei risultati.
Quindi, per essere al passo coi tempi e con gli aggiornamenti dell’algoritmo, bisogna avere una buona strategia SEO ed affidarsi a consulenti e agenzie specializzate, in grado di portare traffico organico sul sito, maggiori visite, e di conseguenza più contatti e più vendite.